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Terremoto

Aggiornamento: 6 ott 2023


Avea da esse un piano faccio' faccio. Er faina lo chiamava caso senza vittime. Eccetto che Pino (detto Pino de Arriccia ppe distinguello da quel'altri) s'era r'trovato colla ragazzina legata al letto, sempre a piagne, in una casetta a Rio in provincia di Rieti.


Ogni volta che doveva pisciare era costretto a slegalla, portalla nel bagno con le mattonelle crepate anni 50, e fare finta di non guardà mentre doveva guardà - er Faina era stato chiaro, quella non ci mette niente a prenne una cosa e dattela sulla capoccia.


Caso senza vittime. L'avevano tirata su a Viterbo da na famiglia di signori colla villetta, poi er Faina s'era allontanato perché era meglio annacqua' le tracce, giuranno de fasse sentì presto. Vedi che scuciono subito, aveva detto, che il padre è uno d'affari, è roba de finanza, una transazione.


Questo stava a succede il 19 Agosto.

Era le tre di notte del 24 e Pino non dormiva manco ppe niente. Anche in mezzo alli monti faceva un caldo da bestia e quella poraccia gli stava a fa' pena, tutto quello che poteva fa era girasse sul letto e sudare. Era na ragazzetta di seconna liceo. Pino aveva provato a chiede se voleva altri vestiti ma quella l'aveva guardato col terrore negli occhi, che forse la toccava, e s'era preso male pure lui.


Fora se sentiva un silenzio da fa brutto che a Roma un ce sarebbe stato mai. Manco li grilli c'avevano a Rio. Aggrappato al tavolo del cucinotto come una scimmia ar gabbio Pino guardava il vecchio telefono a fili e se chiedeva perché er Faina un aveva ancora chiamato. E se nun chiamava? Aveva da esse na roba semplice, na transazione.


Era cinque giorni che je dava da magnà pasta in bianco e pizza e pure lui non che cucinasse, che non se fidava a lascialla sola.


Sur quadrante dell'orologio sopra ar frigo la lancetta lunga stava a metà. Pino sentì tutta una vibrazione scuotergli dentro, se stava a impanicà, prima di accorgesse che pure tutta la casa si impanicava. L'intonaco aveva preso a piove dar soffitto.




Je scappò de tirà na bestemmia mentre s'alzava. A pensacce bene forse un era il caso. Le pareti se stava a inclinà tutte, dalla mensolina nell'ingresso cadevano i piattini de coccio e i mazzi de chiavi, e c'era na caciara di scricchiolii e un rombo sordo da cacasse in mano.


Perse l'equilibrio e s'attaccò alla porta d'ingresso. Era solo roba da fa le scale e uscì in piazza, cose di secondi. Poi si ricordò della ragazzina legata al letto e tornò indietro.


Molto lontano, come al solito, Dio puniva il giusto come l'ingiusto.


 

SCRITTOBRE è una sfida per scrittori. 31 giorni, 31 parole, un solo obbiettivo: scrivere qualcosa a tema ogni giorno.

Sto seguendo le parole votate nel gruppo telegram di Fabio Scalini.



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